Un cavo di fibra ottica è formato da sottilissimi filamenti trasparenti in fibra di vetro, per la precisione in silicio, tenuti insieme in una piccola guaina di materiale isolante. Quello che, invece, tutti noi conosciamo come ADSL utilizza filamenti in rame, ampiamente impiegato come materiale per le infrastrutture di telecomunicazioni, in particolare per la rete telefonica. Dal punto di vista ambientale, il rame richiede molta energia per la sua produzione e lavorazione, va da sé che il suo utilizzo comporti l’emissione di ingenti quantità di gas serra; inoltre, il rame è soggetto alla corrosione e richiede interventi di manutenzione costanti per mantenere la qualità del segnale.
Il processo di produzione del vetro, invece, nonostante richieda alte temperature, richiede un processo di produzione molto più sostenibile dal punto di vista ambientale, poiché i materiali utilizzati nella produzione si trovano in abbondante quantità sul pianeta e possono essere riciclati.
La fibra ottica richiede dunque molta meno manutenzione rispetto al collega in rame (ovviamente è fondamentale un partner affidabile per la manutenzione), poiché il vetro utilizzato è un materiale molto più resistente all’usura del tempo e degli agenti ambientali. Ciò equivale anche a un minor numero di guasti e ad una conseguente minore necessità di interventi, potenzialmente dannosi per l’ambiente, per mantenere la qualità del segnale e per prevenire la corrosione .
L’ecosostenibilità della fibra ottica non si circoscrive al mero materiale ma passa attraverso anche le tecniche di cablaggio e messa a terra della stessa. Esistono diverse pratiche che mirano a ridurre al minimo l’impatto della fibra sull’ambiente:
La digitalizzazione di servizi ed infrastrutture porta diversi benefici ambientali, quali, ad esempio:
La digitalizzazione ha avuto un ruolo chiave nell’incentivare il lavoro agile e nel contribuire all’emissione di gas serra. La fibra ottica ha permesso di aumentare la velocità e la stabilità della connessione Internet, consentendo così alle persone di lavorare da remoto in modo più efficiente. Lavorare da remoto significa evitare un numero considerevole di spostamenti quotidiani, con conseguente riduzione di emissioni di CO2. I dipendenti che lavorano da remoto possono evitare il traffico stradale, l’utilizzo di mezzi di trasporto privati e il consumo di carburante, contribuendo alla riduzione delle emissioni di gas serra. Inoltre, la possibilità di lavorare da remoto può anche ridurre la necessità di costruire e mantenere grandi edifici per uffici, che richiedono energia per il riscaldamento, l’illuminazione e la climatizzazione. Invece, i dipendenti in smart working possono utilizzare le proprie abitazioni come ufficio, riducendo così la necessità di edifici dedicati e il consumo di energia associato.
Calcolare le emissioni di CO2 prodotte da un trasferimento dati mensili informatici dipende da diversi fattori, come la fonte di energia utilizzata per alimentare i server e la rete, l’efficienza energetica dei dispositivi utilizzati per l’accesso a Internet e la distanza geografica tra il server e l’utente. Tuttavia, possiamo fare un esempio approssimativo per illustrare l’ordine di grandezza delle emissioni associate al trasferimento di dati.
Esempio pratico:
Assumiamo che un utente medio effettui un trasferimento dati mensili di 100 GB, ovvero 100.000 MB. Secondo uno studio dell’Università di Harvard, il consumo medio di energia per la trasmissione di un gigabyte di dati in modalità wireless è di circa 19 wattora (Wh) mentre la trasmissione via cavo richiede circa 4 Wh per gigabyte (GB) trasmesso.
In questo caso, supponiamo che i dati vengano trasmessi attraverso una connessione cablata ad alta velocità come la fibra ottica, che richiede una quantità di energia inferiore per trasmettere i dati rispetto alle tecnologie wireless. Assumiamo che la connessione utilizzi un server che utilizza un mix di fonti energetiche, compreso il 30% di energia rinnovabile.
In questo caso, il trasferimento mensile di 100.000 MB di dati produrrebbe circa 0,007 kg di CO2. Questo valore è calcolato assumendo che il mix di energia utilizzato dal server abbia una produzione di 0,48 kg di CO2 per kilowattora (kWh), che è la media europea. Questo valore può variare in base alla regione in cui si trova il server e alla composizione del mix energetico utilizzato. È importante notare che questo è solo un esempio approssimativo e che le emissioni effettive possono variare notevolmente a seconda delle specifiche del server e della rete utilizzati. Tuttavia, ciò illustra il fatto che la scelta di tecnologie ad alta efficienza energetica, come la fibra ottica, e la scelta di fonti energetiche rinnovabili possono contribuire a ridurre l’impatto ambientale del trasferimento di dati.
L’Agenda 2030 per lo Sviluppo Sostenibile è un programma d’azione per le persone, il pianeta e la prosperità sottoscritto nel settembre 2015 dai governi dei 193 Paesi membri dell’ONU. Essa ingloba 17 Obiettivi per lo Sviluppo Sostenibile in un grande programma d’azione per un totale di 169 ‘target’ o traguardi. L’avvio ufficiale degli Obiettivi per lo Sviluppo Sostenibile ha coinciso con l’inizio del 2016, guidando il mondo sulla strada da percorrere nell’arco dei prossimi 15 anni: i Paesi, infatti, si sono impegnati a raggiungerli entro il 2030.
La fibra ottica può contribuire al raggiungimento di alcuni di questi obiettivi, fra cui:
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